No-code: si può lanciare una startup SaaS senza sviluppare codice?

No-code e startup studio

Qualche tempo fa, mentre scrollavo annoiato la mia timeline di LinkedIn, tra orgogliosi post di aziende che hanno da poco scoperto il remote working e l’ennesimo annuncio di lavoro per Java developer, ho notato una buzzword prendere piede con prepotenza: “no-code”.

Di piattaforme no-code e low-code se ne parla sempre più spesso (con o senza cognizione di causa) e purtroppo tutto questo rumore porta spesso a generalizzare.

Siamo ora davanti a un mondo pieno di soluzioni innovative, che promettono di aiutarti a sviluppare applicazioni web e mobile in poco tempo, senza competenze tecniche, pubblicizzando l’opportunità di lanciare startup di successo senza troppi investimenti in costi di sviluppo. Ma è davvero possibile?

Noi di Startup Bakery siamo consapevoli che le evoluzioni tecnologiche stanno via via automatizzando i mestieri e tra questi anche alcune attività dello sviluppo software. Si può quindi fare a meno di un team di sviluppo in una startup?

Analizziamo più in dettaglio questo trend del no-code e le potenzialità di tali strumenti.

Non è tutto codice quello che compila

Scrivo codice da circa 20 anni, ho vissuto esperienze di sviluppo strazianti segnate da sofferenze indicibili, come quella volta che nel 2010 mi è saltato in mente di sviluppare un’app per iPad in Objective-C.

Ho accolto con grande entusiasmo piattaforme come WordPress (che reputo forse il primo esempio di no-code), Shopify o, per allontanarsi dal mondo web, Apache NiFi, con il quale è possibile lanciare e gestire piattaforme di data ingestion o ETL senza scrivere codice. Tutto questo per dire che qualsiasi strumento che possa facilitare, senza necessariamente sostituire, il lavoro di uno sviluppatore è sempre ben accetto e sicuramente apprezzato dagli addetti ai lavori.

E’ però opportuno fare chiarezza, perché ormai qualsiasi strumento con un minimo di interfaccia grafica e un pizzico di automation viene annoverato tra i software del mondo no-code.

Wikipedia definisce le “no-code development platforms” come quegli strumenti che consentono a sviluppatori e non sviluppatori di creare applicazioni software attraverso interfacce grafiche e configurazioni anziché attraverso la programmazione tradizionale.

Il panorama attuale degli strumenti no-code è sempre più vasto e composto da strumenti a dir poco strabilianti: Bubble, Adalo, Webflow, Editor X, Retool… sono alcune delle piattaforme più note e più usate dalla community dei no-coders.

Anche i Venture Capital vedono di buon occhio questo trend, basti guardare agli investimenti milionari che hanno raccolto le sopracitate aziende. Bubble ha raccolto $6.3M nel 2019, Retool $75M tra il 2019 e il 2020, mentre Webflow – udite udite – ha totalizzato $214.9M di investimenti, di cui $140M in un round di serie B a gennaio 2021 (fonte dati: Crunchbase). Ok, siamo consapevoli delle logiche da VC californiani, poco applicabili a un contesto come quello italiano, ma sicuramente queste polarizzazioni di capitali non sono da sottovalutare.

No-code e startup studio

Quindi, fermi tutti! Stiamo davvero entrando in un’epoca dove il contributo degli sviluppatori sarà sempre meno richiesto? E’ possibile lanciare startup di prodotto in poco tempo senza competenze tecnologiche verticali? Ma soprattutto, può uno startup studio avviare 7 startup in 7 mesi grazie a questi strumenti?

Startup Studio - no-code e identificazione della business idea
Gli advisor di Startup Bakery identificano una nuova business idea (2020)

La nostra risposta è no (in particolare all’ultima domanda). In Startup Bakery crediamo che il valore di tutte queste tecnologie risieda principalmente nella facilitazione dei processi. Non riteniamo che i prodotti SaaS delle nostre startup possano essere realizzati e immessi sul mercato appoggiandosi puramente a strumenti no-code.

Ovviamente è fondamentale non perdere tempo a implementare ciò che già esiste e quindi usiamo nei nostri software un approccio che favorisca l’utilizzo di framework, componenti e tutto ciò di buono che si trovi disponibile per ridurre il time to market.

Questo approccio permette agli sviluppatori di concentrarsi sugli aspetti a maggior valore aggiunto.

Il nostro obiettivo è quello di creare software SaaS di qualità, con alto valore aggiunto tecnologico, intelligenza artificiale (fatta seriamente) e con una particolare attenzione alla User Experience. Il partner industriale che acquisisce le aziende prodotte dal nostro startup studio deve acquistare innanzitutto la tecnologia.

La democratizzazione dello sviluppo?

Si legge spesso che le piattaforme no-code siano strumenti che democratizzano lo sviluppo. Insomma, software che consentono a chiunque di creare applicazioni web e mobile, siti web o API.

Purtroppo non ritengo affatto che sia così semplice.

Vedo tantissimi strumenti in grado di fornire un grande supporto a chi il codice lo scrive di mestiere, consentendo di sviluppare in tempi più o meno rapidi applicazioni o parti di software ormai diventate commodities. Prendiamo per esempio una semplice applicazione web per gestire normali operazioni CRUD (create, read, update, delete) su entità definite in un database. Con retool si può fare in un attimo (ammesso che le API siano state preparate adeguatamente).

Per quanto queste piattaforme siano semplici, intuitive e versatili, trovo imprescindibile una base di conoscenze tecniche, anche solo per comprendere le terminologie utilizzate. Fatico a immaginare il Marketing Manager di un’azienda che, tra un meeting e l’altro, apre Bubble e sviluppa da solo la nuova app per il monitoraggio delle campagne, integrandosi con le API di Google Ads e Facebook. Mi dispiace, ma è più complesso di quanto qualcuno voglia far credere.

Facciamo un esempio calzante: WordPress. Un software che molti conoscono. Sul sito ufficiale infatti è scritto “Crea il sito dei tuoi sogni. Nessun codice, nessun manuale, nessun limite“. Bene… eppure esistono moltissime agenzie di sviluppo siti WordPress in Italia e nel mondo.

Allo stesso modo, stanno nascendo numerose agenzie di consulenza per offrire servizi legati al mondo no-code.

Conclusione: saremo sempre alla ricerca di sviluppatori validi per le nostre startup 😉

PS: Se sei uno sviluppatore e vuoi candidarti scrivici qui.

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